27/12/2006 messaggero
Roma
Tonini sul caso Welby
“la chiesa è madre e lo è con tutti” ha risposto il cardinale Ersilio Tonini “purtroppo però, in questo caso ha dovuto mostrarsi ferma: c'è stata una strumentalizzazione della sofferenza di quest'uomo e della sua morte, un can-can mediatico per dire-abbiamo ragione noi-” Da cui si evince che chi è convinto delle proprie ragioni e le rivendica non può entrare in chiesa, neanche da morto, neanche se a chiederlo sono i suoi familiari religiosi.
Welby, una persona colta, preparata, determinata nei propri propositi e lucido fino alla fine sarebbe stato strumentalizzato, strumentalizzata la sua sofferenza, di cui avrebbe fatto volentieri a meno e strumentalizzata la sua morte, unica via d'uscita da quella sofferenza. La chiesa si è mostrata ferma, di più, è rimasta ferma, e sarebbe rimasta ferma ad attendere i lunghi tempi della morte.
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L'Arcivescovo emerito di Ravenna (a capo del Vicariato di Roma) ha ricordato di aver intrattenuto un rapporto epistolare con Welby e si è detto “turbato dalla presenza di parlamentari e ministri accanto a lui nel momento conclusivo della vicenda”.
Non si turbi il vicario del vicario di Cristo, card. Tonini, in parlamento ci sono centinaia di politici convinti che su queste vicende intimamente umane, la politica debba fermarsi, riflettere e fare un passo indietro. Passi avanti giammai!